Coordinamento M5s Basilicata: dolore e rabbia per la morte di Belmaam Oussama. Di seguito la nota inviata da Alessia Araneo, Arnaldo Lomuti, Viviana Verri (Coordinamento M5S Basilicata).
Nessuno si giri dall’altro lato.
Era il 26 maggio scorso quando, insieme a tante associazioni e forze politiche del territorio, chiedevamo la chiusura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio. La morte, nelle ultime ore, del diciannovenne detenuto ci getta in uno stato di forte rabbia e di profondo sconforto. Le cause sono tutte da accertare, ma nessuno può girarsi dall’altra parte: tante, troppe le denunce che provengono da quel luogo, che pare essersi tramutato in un vero inferno.
Al mese di giugno risale l’ultima protesta da parte di alcuni detenuti che lamentavano la qualità scadente del cibo, spesso accompagnato dalla presenza di insetti.
Il Cpr di Palazzo San Gervasio è inoltre oggetto di un’inchiesta che avrebbe rivelato l’adozione di atteggiamenti abusivi nei confronti dei detenuti. I fatti contestati dalla Procura di Potenza sono gravissimi e, dal momento che tutti ne sono o dovrebbero essere a conoscenza, nessuno può ritenersi esente da responsabilità, dirette o indirette.
Tanti i sopralluoghi e gli allarmi lanciati, fino all’approvazione, nel febbraio 2024, della mozione M5S sul centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio.
Con il documento, come ricordava il consigliere Perrino, si impegnava “il Presidente e la Giunta regionale a farsi promotori in tutte le opportune sedi istituzionali di un’azione volta a superare le criticità denunciate dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà e dal rapporto a cura dell’Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione (ASGI); a farsi promotore di iniziative volte al superamento di questi centri di detenzione vera e propria e a costituirsi parte civile in un eventuale processo che scaturirà a seguito dell’inchiesta della Procura di Potenza dello scorso 9 gennaio 2024”. Malgrado questo impegno della Regione, poco sembra essere cambiato all’interno del Cpr: anzi, ad oggi, l’unica certezza è che Osama non c’è più. Oltre a deplorare il modo in cui queste persone vengono detenute in Italia – e a poco serve delocalizzare lo scempio in Albania, allontanandolo dai nostri occhi forse per sgravio di coscienza – abbiamo da sempre ritenuto la struttura di Palazzo del tutto inidonea a ospitare queste persone, anche per la sua collocazione. Ai tanti disagi riportati, infatti, si aggiunge la totale assenza di mezzi di trasporto; per cui, una volta espulsi dalla struttura, spesso questi ragazzi sono costretti a vagabondare in cerca di un mezzo o di qualcuno che li aiuti a raggiungere una stazione. Non più tardi di qualche settimane fa, alcuni abitanti di Palazzo segnalavano la presenza di un ragazzo espulso dal centro e costretto, senza acqua e cibo, a dormire sotto una pensilina, nel pieno della calura estiva. A coloro che l’hanno poi soccorso va la nostra gratitudine. Il sentimento che oggi prevale, tuttavia, è quello della rabbia: basta voltarsi dall’altro lato, il centro di Palazzo San Gervasio deve chiudere il prima possibile.
È una questione di dignità. È una questione di umanità, a volte perduta.
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