18 misure cautelari, sequestro di beni per oltre 131 milioni di euro e 57 indagati. Sono i numeri di una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia eseguita in tutto il territorio nazionale su disposizione della Dda di Roma. Le 18 persone destinatarie dei provvedimenti disposti con un’ordinanza dal gip di Roma sono ritenute gravemente indiziate di far parte di due associazioni, con l’aggravante mafiosa, radicate in Roma e finalizzate alla consumazione di estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti; reati aggravati dall’aver agevolato i clan di camorra Mazzarella – D’amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese.
Le indagini hanno permesso di scoprire l’esistenza di una vera e propria centrale di riciclaggio, operante in Roma e con interessi in tutto il territorio nazionale.

Di seguito i particolari.

Nella mattinata di martedì 9 luglio, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma contro 18 persone, di cui 16 in carcere e 2 agli arresti domiciliari, tra cui il materano Angelo Calculli. Gli arrestati sono gravemente indiziati di associazione a delinquere con aggravante mafiosa, finalizzata a estorsione, usura, possesso di armi, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.

L’indagine, avviata nel 2019 dal Centro Operativo di Roma della DIA, ha scoperto due associazioni criminali che riciclavano ingenti profitti infiltrando attività imprenditoriali nei settori cinematografico, edilizio, logistico, commercio di autovetture e idrocarburi. Numerose società fittizie emettevano false fatturazioni, con l’aiuto di imprenditori e professionisti.

Tra i principali indiziati della prima associazione figurano Antonio Nicoletti, figlio di Enrico Nicoletti (storico esponente della Banda della Magliana), e Pasquale Lombardi, insieme a Salvatore e Umberto D’Amico, e Umberto Luongo. Il produttore cinematografico Daniele Muscariello e il manager musicale Angelo Calculli erano fiduciari dei clan mafiosi.

Le indagini hanno rivelato un’alleanza tra vecchie e nuove mafie, in particolare i clan D’Amico-Mazzarella, le cosche calabresi dei Mancuso e Mazzaferro e la famiglia Senese, nel commercio illecito di idrocarburi. Tra i capi della seconda associazione criminale spiccano Vincenzo Senese, figlio di Michele, Roberto Macori e Salvatore D’Amico.

Il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di società attive nel settore cinematografico e il sequestro per equivalente di beni per un valore complessivo di oltre 130 milioni di euro. Il procedimento è attualmente in fase di indagini preliminari e vige il principio di presunzione di innocenza per tutti gli indagati.

 

 

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Fonte: SassiLive – Read More